Senza fine by Gabriele Romagnoli & Romagnoli Gabriele

Senza fine by Gabriele Romagnoli & Romagnoli Gabriele

autore:Gabriele Romagnoli & Romagnoli Gabriele [Romagnoli, Gabriele & Gabriele, Romagnoli]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2018-10-08T09:30:59+00:00


La sindrome di James Dean

Sono stato in analisi per un anno, benché poco convinto. L’ho fatto accogliendo le insistenze di una persona a cui volevo bene. Riteneva avessi bisogno di aiuto per il controllo della rabbia. Dopo aver tentato di aggredire quattro hezbollah che mi avevano tagliato la strada in auto a Baalbek, nel Nordest del Libano, per la mia incolumità mi arresi. Lo feci anche perché vivevo a Beirut e potevo cercare uno psicoterapeuta all’università americana e parlargli in inglese. Usare un’altra lingua allontanava ogni storia da me. Non era più mia, diventava un racconto il cui protagonista era un’altra persona, qualcuno che avevo conosciuto in un altro luogo, parlando un’altra lingua. La giusta, benché immaginaria, distanza. Vedevo l’analista, un quieto professore cinquantenne, molto interessato a quel che gli narravo. Prendeva appunti su appunti e questo mi fece fantasticare di poter finire in uno di quei libri che i terapisti fortunati danno alle stampe. Il capitolo: Lo strano caso di GR, l’italiano con la sindrome di James Dean.

È un’espressione che avevo inventato io, “la sindrome di James Dean”, e che lo aveva colpito. Stavolta però davvero non riguardava me, ma un amico. Anche se in questi casi è inutile insistere e prendere ulteriori distanze: nessuno ti crede. Eppure.

Questo caro amico era sposato da cinque anni. In apparenza felicemente, di sicuro tenacemente. Condivideva con la moglie un passato inquieto e la promessa di non riprodurlo in futuro. Alla cerimonia, officiata tra montagne innevate da un celebrante inesperto quanto entusiasta, dopo aver pronunciato il sì lui era scoppiato in un pianto incontrollato, che lo aveva indotto a riparare dietro una colonna mentre lei lo guardava impassibile. “Devo andare a riprenderlo?” aveva sussurrato al celebrante. “Meglio se aspettiamo,” aveva risposto quello, improvvisamente saggio. Dopo un po’ lo sposo era tornato. Più che un adulto, sembrava un bambino deciso a farcela. I bambini, si sa, sono volubili. Incontrò un’altra donna, che gli riaccese la fantasia. Puoi aver deciso di fare la cosa giusta, ma è difficile scansare la cosa bella. Si videro una, due, tre volte, sempre in città diverse. Come accade in questi casi, la precarietà del momento e l’improbabilità dello scenario resero tutto favoloso. Ogni cosa accadeva fuori contesto, era una fuga delle più inebrianti perché in apparenza destinate a finire contro un muro chiamato realtà. L’amico mi venne a trovare con una valigia piena di dubbi. Provai a farglieli sparire con uno choc. Alle quattro del mattino mi avvicinai al letto in cui dormiva, gli rovesciai in testa un secchio d’acqua gelida, lo afferrai per i capelli e chiesi: “Quale delle due?”. Mi guardò spaventato e disse con un filo di voce: “Aiuto!”. Lo lasciai andare, gli gettai un asciugamano e provai con le buone. Presi una sedia e gli spiegai: “Hai la sindrome di James Dean”.

Adesso era completamente sveglio. Continuava a guardare la porta alle mie spalle, ma mi ascoltò.

James Dean, tutti lo conoscono, era un attore americano. Di lui, quel che ognuno sa è che è morto giovane. Dopo aver recitato in tre film.



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